“Correvo nel crepuscolo fangoso / dietro a scali sconvolti, a mute /
impalcature, tra rioni bagnati / nell’odore del ferro (…) innalzavano
pareti / recenti e già annerite, contro un fondo / di stinta metropoli (…)
Intorno ai grattacieli / popolari, già vecchi, i marci orti / e le fabbriche
irte di gru ferme / stagnavano in un febbrile silenzio; / ma un po’ fuori
dal centro rischiarato, / al fianco di quel silenzio, una strada / blu
d’asfalto, pareva immersa / in una vita immemore ed intensa / quanto antica
(…) Tuttavia chi passava e guardava / privo dell’innocente necessità, /
cercava, estraneo, una comunione, / almeno nella festa del passare e
guardare. / Non c’era intorno che la vita: ma in quel morto / mondo, per
lui, c’era come un presagio di Realtà.”